Palio

“Il Palio è attraente perché ci sono i senesi, altrimenti diventa una qualsiasi corsa”

Enzo Biagi, Giornalista, scrittore, conduttore televisivo e partigiano.

“Dire ai senesi di non partecipare al Palio è come dire ai pesci di non stare nel mare”

Mons. Mario Ismaele Castellano – Arcivescovo della Città di Siena.

“Il Palio è tre minuti con il cuore in gola, quattro giorni senza fiato, una vita da respirare a pieni polmoni”

Stefano Bisi, Giornalista e scrittore senese

Palio deriva dal latino “Pallium” (col significato di velo, coperta o ampia sopravveste). I latini chiamarono così l’ampia veste usata comunemente dai greci, formata da una larga coperta di lana di forma quadrangolare, avvolta intorno al corpo e fissata alle spalle con una fibbia.

Per estensione, il termine è passato poi ad indicare il premio per una competizione, soprattutto equestre, tra le contrate di una città, in forma di drappo o labaro (insegna militare romana) che viene donato al vincitore.

Per una ulteriore estensione, il termine è passato poi ad indicare la gara stessa. In Italia la tradizione del Palio è molto antica e viene celebrata sin dal Medioevo: Asti (Piemonte), Normanni (Sicilia), Tinozza (Lazio), Ferrara (Emilia-Romagna), Botte (Campania).

Per antonomasia però il Palio è quello di Siena

 
 per aprire la galleria fotografica del palio Provenzano 2022

Il Palio di Siena, dove viene chiamato “Drappellone” o in gergo “Cencio”, consiste in un dipinto originale su stoffa (principalmente seta) ed ha la forma di un rettangolo allungato. E’ sorretto in verticale su di un’asta alabardata bianca e nera, sormontato da un piatto d’argento e con due pennacchi bianchi e neri che scendono lateralmente. Nella parte posteriore del piatto viene inciso la data e il nome della Contrada vincitrice. Il Palio rimane di proprietà della Contrata che se lo aggiudica mentre il piatto viene restituito al Comune che lo rinnova all’incirca ogni dieci anni.

il palio Provenzano 2022

Il Palio di Siena ha origini medievali e alcuni regolamenti, del 1633, anno in cui venne corso il primo Palio con i cavalli, sono ancora oggi validi.

Il suo valore è unico ed è prezioso per i senesi. Testimonia un particolare periodo storico della città. Ogni Palio ha riportato nel tempo i simboli dei vari governi che hanno amministrato Siena: dallo stemma del Granducato di Lorena a quello dei Granduchi di Toscana, da quello Sabaudo al Regno d’Italia, dall’Epoca fascista allaRepubblica. E’ unico e diverso per ogni palio e viene, di volta in volta, commissionato a un’artista. Le caratteristiche e l’iter che l’artista deve seguire nella realizzazione sono molto rigide.

La “carriera“, come viene tradizionalmente chiamata la corsa dei cavalli per l’aggiudicazione del Palio, si effettua nel “Campo” (Piazza del Campo in Siena appositamente preparata ricoprendo il basolato con terreno tufaceo) normalmente due volte l’anno:

  • Il 2 luglio: si corre il Palio in onore della Madonna di Provenzano festa della Visitazione;
  • Il 16 agosto: quello in onore della Madonna Assunta

Palii straordinari possono avvenire in occasione di circostanze o avvenimenti di carattere assolutamente eccezionale.

La manifestazione non è stata mai interrotta (ad eccezione del periodo delle due guerre mondiali del XX° secolo e della pandemia di COVID).

Il territorio della città di Siena è diviso in Tre Terzi e Diciassette Contrade. I confini sono stati stabiliti nel 1729 facendo riferimento ai palazzi e ai loro proprietari dell’epoca, basandosi, quindi, sulle costruzioni più che sulle strade.

Al centro, in grigio, Piazza del Campo

I colori delle diciassette contrade che corrono il palio

Aquila

Bruco

Chiocciola

Civetta

Drago

Giraffa

Istrice

Leocorno

Lupa

Nicchio

Oca

Onda

Pantera

Selva

Tartuca

Torre

Valdimontone

Alcune contrade sono state soppresse e incorporate in quelle vicine: Gallo: incorporata da Civetta, Oca e Selva – Leone: incorporata dall’Istrice – Orso: incorporata dalla Civetta – Quercia: incorporata dalla Chiocciola – Spadaforte: incorporata da Leocorno e Torre – Vipera: incorporata dalla Torre,

A ogni Palio partecipano dieci delle diciassette Contrade: hanno diritto a partecipare ad un Palio ordinario le sette Contrade che non hanno preso parte a quello dell’anno precedente più altre tre sorteggiate tra le altre che vi hanno partecipato.

Il Palio rimane in proprietà della Contrada vincitrice e viene conservato nel museo. Oltre al Palio viene assegnato il “Masgalano”, in genere un bacile o una scultura, realizzati con materiali di pregio, alla comparsa della Contrada che si è più distinta, durante i due Palii, per eleganza, dignità di portamento e coordinazione nella sfilata nel Corteo storico che precede la corsa.

Le contrate possono essere soggette a sanzioni e anche escluse dalla competizione.

Nonostante siano numerose le attività che si svolgono all’interno di ogni Contrada, l’organizzazione del Palio resta la principale, in quanto quest’ultimo non consiste semplicemente in due corse annuali: ogni volta la “festa” vera e propria si snoda in quattro giorni ricchi di vari appuntamenti, la cui preparazione dura tutto l’anno.

Le dirigenze, sin dall’inverno, curano le strategie tenendo i contatti con i fantini e i proprietari dei cavalli. Questi ultimi preparano gli animali che correranno in Piazza del Campo sia facendoli correre in altri palii minori, sia portandoli alle corse di addestramento organizzate dal Comune in primavera

Il clima paliesco inizia a fine maggio con l’estrazione a sorte delle tre contrade che affiancheranno le sette che corrono di diritto al palio di Luglio.

L’estrazione avviene l’ultima domenica di maggio per il Palio di luglio e la prima domenica successiva al Palio di luglio, per la corsa di agosto.

Definite le contrade che parteciperanno, si può iniziare a parlare delle “monte“, ossia la scelta del fantino, in attesa del “barbero”, cioè il cavallo che toccherà in sorte.

Tre giorni prima della manifestazione i proprietari iscrivono i cavalli mettendoli a disposizione dell’Amministrazione Comunale nella cosiddetta “tratta”. I cavalli per poter essere presentati debbono essere stati sottoposti a visita da parte di una Commissione Veterinaria che deve esprimere parere sull’idoneità sanitaria alle corse nel “Campo“.

Tra tutti i cavalli ammessi alla “tratta”, normalmente, ne vengono poi scelti 10 che verranno poi, assegnati in sorte alle Contrade.

Il cavallo assegnato viene affidato al barbaresco” (più propriamente barberesco) che è la persona incaricata dal Capitano della Contrada di accudire il cavallo (bàrbero). La sua carica è estremamente importante e delicata perché, in caso di infortunio al cavallo, la Contrada non potrà partecipare al Palio. Il primo barbaresco donna si è avuto nel 2006.

Assegnati i cavalli, vengono effettuate sei prove, durante le quali i fantini hanno la possibilità di conoscere meglio il comportamento del cavallo che monteranno e di farlo abituare alla Piazza, ai suoi rumori e ai ritmi propri della corsa.

La prova pomeridiana del giorno che precede quello del Palio è chiamata “prova generale o la provaccia“. Dopo quest’ultima prova, i Capitani devono comunicare ufficialmente e per iscritto all’Autorità Comunale il nome del Fantino indicandone anche il soprannome: da quel momento il Fantino non può più essere cambiato.

Tra gli appuntamenti che segnano l’avvicinarsi della “carriera” vi è la cena della prova generale, la cosiddetta “messa del fantino” e la benedizione del cavallo e del fantino stesso. La cena si svolge con un banchetto nelle strade e piazze della Contrada che vede la partecipazione dei Contradaioli, di eventuali ospiti e turisti.

Il giorno del Palio, prima della corsa, sfila il Corteo storico con i “mazzieri”, i figuranti, Rappresentanti delle istituzioni oltreché le “comparse” delle Contrade che indossano le “monture“, ossia i costumi con i colori delle rispettive contrade.

Le fasi della “mossa”

Dopo il corteo storico i fantini escono a cavallo dall’entrone (cortile interno) del Palazzo Comunale, ricevono il“nerbo” (tendine di bue essiccato per sollecitare il cavallo e/o per ostacolare gli avversari) e si portano nella zona della partenza, chiamata “mossa“. La zona di partenza dei cavalli è delimitata da due corde, “canapi” di cui quello anteriore è per l’intera larghezza della pista e quella posteriore è più corta in modo da permettere l’ingresso dei cavalli nella “mossa”. A questo punto il “mossiere” situato su un palco detto “verrocchio“, riceve una busta contenente l’ordine di ingresso e di allineamento ai “canapi”. L’ordine di ingresso nella “mossa” è segreto fino all’ultimo momento e viene determinato con un meccanismo automatico chiamato “fiasca“.

A questo punto il “mossiere” chiama le Contrade dentro i “canapi” secondo l’ordine stabilito. La decima Contrada resta fuori, essendo quella alla quale è affidata la “rincorsa“: cioè il Fantino che potrà entrare tra i “canapi” già al galoppo e dare così il via alla corsa. Chi decide il momento di inizio della corsa, quindi, non è il “mossiere” ma il Fantino della Contrada di “rincorsa“. Con il giusto tempismo il “mossiere” valuta se l’allineamento dei cavalli è corretto e l’entrata della “rincorsa” e di conseguenza sgancia con un pedale il canape anteriore posto davanti alla linea degli altri nove cavalli e dà il via alla corsa. Giudice insindacabile della corretta partenza è il “mossiere” stesso. Se la partenza non sarà valida, uno scoppio del mortaretto fermerà i cavalli.

Durante questa fase preparatoria della partenza, i Fantini adottano strategie, pongono veti incrociati, tentano di raggiungere accordi. I momenti prima della partenza sono infatti quelli in cui i Fantini possono chiedere e cercare collaborazioni o aiuti ad altri Fantini. Tutta questa attività è detta “fare i partiti”. Ogni Fantino sa che deve cercare non solo le migliori condizioni per una buona partenza del proprio cavallo ma anche creare le condizioni sfavorevoli per le Contrade rivali. Pertanto, il momento giusto per la “rincorsa” è quello in cui le Contrade rivali sono nelle condizioni peggiori al “canape”.

Se la “mossa” si protrae a lungo e la visibilità diminuisce eccessivamente, il Palio può essere rinviato al giorno successivo. Viene posticipato anche per condizioni meteo sfavorevoli per non compromettere la sicurezza dei cavalli e dei Fantini. In questo caso viene esposta una bandiera verde dalla finestra del Palazzo Pubblico.

E’ tradizione che, immediatamente dopo la mossa, se valida, il “mossiere abbandoni la piazza e quindi non assiste mai alla corsa.

La corsa

Una volta entrata la “rincorsa” e la partenza è considerata valida, prende il via la corsa. Il Palio viene vinto dal cavallo, con o senza Fantino, che per primo abbia compiuto tre giri, circa 1000 metri, della piazza in senso orario. La linea d’arrivo, segnalata da un bandierino, è nella stessa zona della partenza ed è leggermente più avanti rispetto alla mossa. Chi vince comunque è il cavallo, infatti può arrivare anche “scosso“, ossia senza Fantino. Sia i Fantini sia i cavalli corrono con addosso rispettivamente il giubbetto e la “spennacchiera” con i colori della contrada.

Dopo la vittoria, i Contradaioli festanti si precipitano sotto il palco dei Capitani a ritirare il “drappellone”, che sarà dapprima portato in chiesa (in luglio presso la Collegiata di Santa Maria in Provenzano e in agosto presso il Duomo) e poi conservato per sempre nel museo di Contrada. Da questo momento in poi ogni occasione sarà buona per ricordare alla città la vittoria conquistata sul Campo con sfilate, banchetti e riunioni in strada, fino all’autunno, quando, tra il mese di settembre e i primi giorni di ottobre, nel rione vittorioso, addobbato a festa, si svolgerà la “cena della vittoria” a cui parteciperanno migliaia di contradaioli e, al posto d’onore, il cavallo vittorioso, vero e proprio ammirato eroe.

Curiosità

La fiasca: Il sorteggio dell’entrata delle Contrade nella “mossa” viene effettuato con un meccanismo particolare. Esso è composto da un tubo verticale dotato di dieci fori numerati che termina dentro un serbatoio (a mo di fiasco appunto). I “Deputati della Festa” (i fiduciari del Comune nominati di Palio in Palio, garanti e responsabili del corretto svolgimento di tutte le operazioni legate alla corsa), prima che i cavalli escano dall’entrone, mettono dieci sfere di legno, detti “bàrberi” e che riportano i colori delle Contrade che partecipano al Palio, dentro il serbatoio. La “fiasca” viene poi agitata, così da far disporre casualmente le sfere, e rovesciata in modo da far scivolare nel tubo le dieci palline colorate. Il tubo è coperto in modo da non far vedere le palline e il tutto viene poi sigillato. Nel momento in cui i cavalli e i Fantini raggiungono la curva del Casato, il tubo viene scoperto, i sigilli vengono rimossi e i numeri dei fori individuano l’ordine di ingresso delle Contrate nella “mossa” che viene così appuntato su un foglio e fatto recapitare dal Comandante della Polizia municipale direttamente al “mossiere” in piazza.

L’organizzazione: La manifestazione è totalmente gestita dal Comune di Siena. Al Palio di Siena partecipa spontaneamente tutto il popolo senese senza, pertanto, una organizzazione ufficiale per il coordinamento dei vari servizi. Per questo motivo anche la vendita dei posti nelle tribune, nei balconi ed alle finestre, è effettuata singolarmente dai rispettivi proprietari che spesso hanno i negozi che si affacciano nella Piazza del Campo o le abitazioni nelle vie adiacenti.

L’accesso alle tribune è ammesso fintanto che i Vigili Urbani non hanno effettuato lo sgombero del pubblico dalla pista che avviene circa un’ora e mezzo prima dell’uscita dei cavalli. All’interno della Piazza del Campo è raccomandato di non indossare cappelli a tesa larga e di alzare tablet o macchine fotografiche durante le fasi imminenti la corsa, perché i contradaioli possono reagire male. E’ vietato portare bambini al di sotto dei 10 anni, animali e grossi zaini per non ritardare le operazioni di controllo per l’ingresso in Piazza

Ci vediamo alla fontana: Quando a Siena ci si dà appuntamento dicendo ”Ci vediamo alla fontana!”, non ci sono dubbi su quale sia il punto d’incontro: la Fonte Gaia, così chiamata per la gioia che accompagnò la comparsa dell’acqua nella centralissima Piazza del Campo.

Le fontane di contrada: Integrate nei rituali della vita sociale di Siena, le fontane di Contrada sono diciassette fonti disseminate nelle rispettive Contrade. Da un’idea di Silvio Gigli, indimenticato cronista del Palio, i contradaioli negli anni trenta realizzarono le fontane ex-novo o sfruttando strutture preesistenti. La maggior parte di esse ritrae il simbolo della Contrada e il loro uso più caratteristico è quello di “fonte battesimale” per il rito del “Battesimo Contradaiolo”.

Il Battesimo del Contradaiolo: Anticamente tutti nascevano in casa e le case si trovavano nel centro storico, quindi, diventava contradaiolo chi nasceva nel territorio di una Contrada. Il problema sorgeva quando la famiglia del contradaiolo, per vari motivi, abitava in un rione diverso dal suo. In quel caso era usanza portare la donna a partorire in casa di amici o parenti residenti nel territorio della Contrada in cui si voleva far nascere il figlio. Se la donna non si fosse potuta spostare per diversi fattori, si sarebbe raccolto addirittura la terra della Contrada e si spargeva sotto il letto dove doveva avvenire il parto. Così facendo il nascituro veniva al mondo proprio sulla terra della sua Contrada.

Per via dello spostamento della popolazione dal centro storico alla periferia e della costruzione dell’ospedale fuori dalle mura cittadine e quindi al di fuori dal territorio di qualsiasi Contrada, è recente, tra le tradizioni senesi, quella del “Battesimo del Contradaiolo” che ha lo scopo di “sacralizzare” l’appartenenza perpetua di ogni senese alla propria Contrada. Con il battesimo contradaiolo i bambini, nati quasi sempre fuori dal proprio territorio, possono appartenere alla Contrada dei genitori senza problemi.

I battesimi contradaioli si tengono una volta all’anno, in corrispondenza con i festeggiamenti del Patrono della Contrada. Si occupa dei battesimi il Priore che bagna leggermente la fronte del bambino con l’acqua della fontanina battesimale della contrada e gli consegna il “fazzoletto”.

Il fazzoletto: Il fazzoletto è un quadrato di stoffa (in origine di cotone, spesso di poliestere, ma anche della più pregiata seta) con i colori ed i simboli di una Contrada spesso ricamati e dipinti a mano. Il fazzoletto, per un senese, è uno scampolo di Contrada. Lo segue nel corso della vita, dalla nascita fino alla morte. È un chiaro simbolo di appartenenza e di legame al proprio territorio e alla Città stessa. Si tiene generalmente legato intorno al collo, ma può essere indossato in altro modo.

Altro simbolo è la “coccarda” formata da nastri con i colori della Contrada, che si appuntano solitamente a camicie o cappelli. Le coccarde esistono ancora oggi, ma sono piccole come quella sul cappello dal“barbaresco”.

Le alleanze: Nella plurisecolare storia del Palio di Siena si sono consolidati rapporti fra Contrade di varia natura, codificati in tre tipologie: di alleanza formale, di rivalità e di mancanza di rapporti formali. Una alleanza fra Contrade viene sancita da un accordo, che comporta non solo obblighi formali come scambi di doni e di visite o festeggiamenti in caso di vittorie della Contrada alleata, ma anche trattamenti di favore in occasione delle lunghe trattative, più o meno segrete, fra le diverse Contrade per la vittoria del Palio (c.d. “partiti”).

Sanzioni e squalifiche: la corsa apparentemente concitata, a volte troppo cruenta e disordinata, non è una competizione fuori da ogni regola. Tutt’altro: gli almanacchi sono ricchi di sanzioni comminate ai singoli Fantini o alle loro Contrade, per punire le scorrettezze compiute in gara, prima e persino dopo.

La “Nonna”: Nel linguaggio particolare del Palio viene definita “nonna” la Contrada che non vince da più tempo.

La contrada della LUPA

                         

Inno:

 

Colori: Bianco e nero listato di arancione

Motto: Et Urbis Et Senarum Signum Et Decus (Di Roma lo stemma, di Siena l’onore)

Contradaioli: Lupaioli

Rivali: Istrice

Alleati: Nessuna

Patrono: San Rocco (16 Agosto)

Sede, oratorio e museo: Oratorio San Rocco – Via di Vallerozzi, 63

Gemellaggi: Grazie alla presenza nel proprio stemma della lupa con i gemelli Romolo e Remo, la contrada è gemellata con la città di Roma.

Il territorio della Contrada (Lupa. n. 14) è delimitato:

Dalla porta Ovile fino alla chiesa di San Biagio. Ambo i lati di via di Valerozzi. Da via della Posta alla Lizza. Da via San Donato fino a Dogana e Ruota e poi alla piazza della Badia. Le due chiese di San Michele e alla via della Stufa secca. Parte della piazza del convento di Santa Petronilla e la via di San Bastiano e del convento di San Lorenzo. Dalla Fonte nuova al piano d’Ovile

Punti caratteristici

Oratorio di San Rocco Confessore: Oratorio della Contrada sito in via di Vallerozzi, 63 dedicato al patrono della Lupa. Eretto nel XVI secolo, appartenne all’omonima Confraternita, finché non venne concesso alla Lupa nel Al suo lato vi è posta una colonna lupata, donata dal Comune di Roma. A fianco dell’oratorio sorge la sede storico-museale.

Fontanina battesimale: opera dell’architetto Giovanni Barsacchi, con una lupa in bronzo realizzata daEmilio Montagnani nel

La lupa e il Palio

Nel 1785 la Lupa fece cappotto ripetuto nel 2016 con lo stesso fantino (Jonatan Bartoletti detto Scompiglio) e lo stesso cavallo (Preziosa Penelope) cosa praticamente quasi impossibile viste le assegnazione per sorteggio dei cavalli alle Contrade.

Rivalità con Istrice

Prima che nascesse la loro accesa rivalità, Lupa ed Istrice erano alleate.

Le contrade sono confinanti e negli anni trenta, per una disputa di pochi metri sui confini, cominciano a nascere i primi dissidi.

La tensione salì nei due Palii del 1935: a luglio vinse la Lupa e ad agosto l’Istrice e, in entrambi i casi, con il cavallo Ruello. I Numeri Unici editi in quelle occasioni dalle due Contrade riportarono serie rivendicazioni reciproche e i classici sfottò palieschi che caratterizzano ogni rivalità senese: rivalità che da allora non si è mai placata

Vita di Contrada

La Contrada è una piccola città nella città. Ci sono contrade amiche, alleate e rivali. Le amiche e le alleate sono quelle che collaborano alla vittoria del Palio (anche se è bene, qualche volta, “non fidarsi ciecamente degli amici”). Le rivali sono quelle che vogliono primeggiare sulla contrada rivale e ostacolare la loro vincita del Palio ma è una rivalità costruttiva finalizzata ad essere sempre migliori.

Nella contrada c’è l’Onorando Priore, Carlo Piperno, a capo del Seggio di Contrada, personalità con alte capacità manageriali e umane al quale è demandato ogni controllo sulle attività di contrada. A lui ci si può rivolgere per ogni problema o necessità, anche personale. Al Capitano, Cesare Celesti, è demandata la vittoria del Palio. Personalità con alte conoscenze del mondo equestre, con doti negoziali e contrattuali esercitate a volte con un po’ di “spregiudicatezza”. C’è il museo gestito dal responsabile dove vengono custoditi i cimeli e la storia della contrada. L’oratorio con don Massimiliano Gabricci che, anche per la mole, incude rispetto e benevolenza. Al lui la benedizione del cavallo con la frase conclusiva “vai e torna vincitore”. E’ pronto a ogni esigenza dei contradaioli. C’è la Società Romolo&Remo che gestisce tutte le attività di contrada, il bar dove si ritrovano i contradaioli per un drink o uno spuntino, la piazza dove si vive in comunità, dove si organizzano i cenini, le feste, le manifestazioni. Ci sono le Donne della Lupa che preparano pranzi e manicaretti in tranquillità perché ai loro figli ci pensa la Commissione Piccoli. Ci sono le Citte della Lupa che preparano i tavoli e svolgono il servizio di distribuzione in modo impeccabile, organizzate e senza rivalità. In contrada ogni occasione è buona per socializzare e vivere insieme in armonia.

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