Campi e Piani

Campi e piani nella composizione della scena

Nella composizione della fotografia si possono avere diverse inquadrature in base alla distanza del soggetto dal piano focale. Si parte da una inquadratura lontana (massima ampiezza) fino ad arrivare al primissimo piano o al dettaglio (composizioni strette).

È opportuno però rispettare alcune regole di carattere generale dando all’inquadratura armonia ed evitare errori grossolani, come tagliare piedi, un arto o la parte superiore della testa in una figura totale.

Il piano è una inquadratura in cui alla figura umana viene dato maggior risalto.

Il campo invece è l’inquadratura in cui l’ambiente è protagonista con ampie panoramiche e dove la figura umana è assente o quasi.

La successione dei piani è la seguente:

  • Figura intera: Il soggetto è inquadrato per intero, dalla testa ai piedi. L’attenzione è su di esso e non sullo sfondo. Questo tipo di inquadratura evidenzia la postura e la fisicità della persona. È necessario lasciare un po’ di spazio sulla testa e sui piedi ma non molto.
  • Piano americano: Questa composizione prevede un’inquadratura che copre dalle ginocchia fino alla testa: Il nome deriva dai vecchi film western, la cui inquadratura tipica ritraeva gli attori dalla testa fino alle pistole appese alla cintura.
  • Mezza figura o piano medio: L’ambiente non è più distinguibile alle spalle del soggetto che riempie il frame inquadrato dalla vita (dalla cinta) in su e riempie la scena
  • Primo piano: Il soggetto è inquadrato dalle spalle in su. Questa composizione serve principalmente a mettere il focus sulle emozioni del soggetto. Nel cinema viene utilizzato nei dialoghi. Chiamato anche piano medio.
  • Primissimo piano: Il focus è sul volto isolandolo dal resto del corpo e dall’ambiente, in questo modo è possibile mostrare molto bene le emozioni e l’aspetto psicologico del soggetto Questa composizione mette in mostra le doti recitative del soggetto per cui non è adatto a tutti. Il focus è sugli occhi.
  • Particolare: Con questo termine si indica l’inquadratura di una piccola parte del corpo umano, che possono essere gli occhi (pensiamo a Sergio Leone nei suoi spaghetti western) la bocca o le mani.
  • Dettaglio: Come per il particolare è l’inquadratura di un elemento di piccole dimensioni, ma a differenza di questo non mostra una parte del corpo umano ma un oggetto.

I campi si suddividono:

  • Campo lunghissimo: Si ha una netta prevalenza dell’ambiente rispetto alle figure umane, che risultano quasi assenti o comunque molto piccole e lontane. Questa tecnica si utilizza per connotare l’ambiente in cui si svolge la scena o di un paesaggio.
  • Campo lungo: La figura umana, collocata all’interno di un ambiente molto ampio, si comincia a vedere nettamente. È già possibile distinguere che tipo di azione si sta svolgendo, anche se rimane dominante il panorama.
  • Campo Medio: La figura umana occupa una buona parte del frame, l’azione è assolutamente evidente e l’ambiente comincia ad assumere caratteristiche di sfondo.
  • Totale: L’azione è al centro dell’attenzione, ci si concentra sulla figura umana, inquadrandola per intero. A metà strada tra il campo medio e la figura intera.

Come gestire i piani

Nella composizione dell’immagine, si possono definire quali elementi siano più importanti di altri con la gestione dei piani.

In generale in una foto si possono individuare:

  • un primo piano: gli elementi più vicini all’obiettivo della fotocamera;
  • lo sfondo: tutto quello che sta “dietro” all’elemento in primo piano
  • un secondo piano: elementi intermedi che si trovano tra il primo piano e lo sfondo e che riescono a mantenere una loro rilevanza/individualità.

Alcuni elementi possono essere messi in un secondo piano, per dar loro una “perdita di importanza”, altri invece possono essere messi in primo piano per “esaltarli” e renderli più importanti.

Per esempio, ciò può essere gestito grazie alla profondità di campo, ovvero decidendo quali elementi devono essere “nitidi” e quali “sfocati” (bokeh) tramite l’apertura del diaframma e l’utilizzo delle focali.

Classico esempio è quello di fotografare una persona (o un elemento) per renderla nitida e metterla in “primo piano” mentre lo sfondo risulterà totalmente uniforme e privo di elementi distinguibili (e quindi che non possano distrarre l’osservatore).

Allo stesso modo si può decidere di dare importanza a “tanti” elementi del fotogramma e che non ce ne sia uno che prevalga sugli altri (un gruppo di persone o gruppo musicale), tramite un’ampia profondità di campo in modo che tutti gli elementi siano nitidi e contestualizzati.

Anche per le foto di paesaggi si possono gestire i piani.

Le normali foto stile “cartolina” (piatte) non riescono a dare coinvolgimento all’osservatore a ciò che si è vissuto in un determinato contesto.

È necessario dare un senso di tridimensionalità alla scena.

Il modo più immediato è proprio quello di creare uno stacco tra gli elementi dell’inquadratura affinché ci sia un soggetto/elemento importante in primo piano, perfettamente in armonia con lo sfondo, e, possibilmente, con degli elementi intermedi.

L’osservatore sarà catturato subito dal soggetto/elemento in primo piano per poi scivolare sullo sfondo passando per gli elementi intermedi.

Il tutto perfettamente nitido con la massima profondità di campo.

Per ottenerla si può impostare il diaframma sull’iperfocale o utilizzare la tecnica del focus stacking.

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