Bretagna e Mont Saint Michel
Bretagna
terra antica e mai domata fino in fondo. Una cultura di tradizioni e leggende che affondano nella mitologia celtica.
Questo angolo di terra proteso verso l’oceano Atlantico è uno dei luoghi più romantici e suggestivi d’Europa con le sue scogliere sferzate dal vento, i fari arroccati e battuti dal mare in tempesta, i suoi pittoreschi villaggi di pescatori, le leggendarie foreste, i castelli incantati, le baie rocciose plasmate in forme fiabesche.
Protesa verso l’Oceano Atlantico, la Bretagna è una terra ricca di tante anime diverse, che la rendono unica per bellezza e fascino in tutta Europa: dalla natura selvaggia, ai siti preistorici, passando per le spettacolari cittadine medievali con il loro fascino storico.
Quasi al confine con la Normandia, si trova Saint Malo, la città corsara, fortificata e possente: un assaggio della storia leggendaria della Bretagna.
Altrettanto incantevole e pittoresco il borgo di Dinan, che conserva intatta la sua bellezza medievale così come Quimper, Rennes e Vannes: in queste meravigliose cittadine, le case a graticcio, i centri storici perfettamente conservati e i vicoli stretti, regalano un tuffo indietro nel tempo.
Più moderna invece Brest, pesantemente danneggiata dalla Seconda Guerra Mondiale che ha saputo rinascere e rinnovarsi, puntando sulla vocazione marittima e sulla cultura moderna.
Luogo leggendario intriso di mistero e di magia è la Foresta di Paimpont: qui ogni angolo rigoglioso parla di Re Artù, di Merlino e Morgana.
A Carnac padroneggia la storia. Qui si trova uno dei più grandi siti archeologici europei con oltre 3000 menhir (termine bretone che indica un monumento megalitico costituito da una pietra allungata di forma irregolare) perfettamente allineati.
Una componente pittoresca della Bretagna è sicuramente la sua vocazione marinara: a Cancale, patria delle ostriche e a Concarneau, piccola cittadella fortificata.
Maestosa è la Costa di Granito Rosa. Gioiello di tutto il litorale bretone: qui il mare e il vento hanno modellato le rocce in stravaganti e bizzarre forme fantasiose, che al tramonto si incendiano con il particolare colore della pietra. Da qui passa il famoso Sentiero dei Doganieri, un anello che permette di visitare tutta la Bretagna a piedi.
La lingua bretone
Il bretone non è un gergo o un dialetto locale usato da una minoranza sperduta, ma una vera e propria lingua parlata correntemente da circa 250.000 persone.
La Bretagna rappresenta uno dei cuori pulsanti in Europa della cultura celtica. La sua cultura è permeata di tradizioni secolari e di simboli in diversi aspetti della vita quotidiana: dai cartelli stradali (spesso in duplice lingua) ai nomi di ristoranti fino ai piatti sul menù o i nomi delle località.
Di derivazione celtica, la lingua bretone è oggi parte integrante della cultura di questa splendida regione, al punto che sempre un maggior numero di persone si dedica al suo apprendimento e trasmissione: si parla addirittura di 700.000 abitanti.
La bandiera bretone sventola ovunque e rappresenta un simbolo di orgoglio locale, è nata nel 1923 ed è formata da 9 strisce: le 5 strisce nere rappresentano i 5 antichi paesi originari dell’Alta Bretagna, ovvero Dol, Nantes, Rennes, Saint-Brieuc e Saint-Malo, mentre le 4 strisce bianche simboleggiano i paesi della Bassa Bretagna che sono Cornouaille, Léon, Trégor e Vannetais. In alto a sinistra invece c’è un riquadro di ermellini su fondo bianco.
L’ermellino è un chiaro simbolo di fierezza culturale e locale. Oggi si trova, oltre che all’interno della bandiera bretone, anche negli stemmi delle città, su insegne e prodotti.
Fu adottato in Bretagna dalla famiglia ducale dei Montfort. La leggenda vuole che il duca bretone iniziò ad opporsi ed a fermare le incursioni vichinghe dopo aver visto un ermellino inseguito da una volpe girarsi improvvisamente ed attaccare l’animale più grande di lui.
I fari della Bretagna
In Bretagna, più esattamente la costa intorno a Brest, dalla Côte des Abers (detta anche Côte des Légendes) fino alla penisola di Crozon, ha la più alta concentrazione di fari al mondo, ben 20, dei quali 6 sono visitabili e 6 sono classificati come monumenti storici. La Strada dei Fari (la Route des Phares) che si snoda da Plounéour a Crozon, nel dipartimento del Finistère, il cuore della Bretagna più autentica, permette di ammirarli tutti.
I fari della Bretagna: sentinelle di luce tra inferno, purgatorio e paradiso.
La costa bretone, con le sue scogliere a picco sull’oceano Atlantico, è da sempre un luogo temuto dai marinai.
Per secoli, i fari sono stati le loro sentinelle di luce, guide sicure nelle notti più buie e tempestose, ma non tutti i fari sono uguali.
I bretoni li classificavano in tre categorie, a seconda della loro posizione e delle sfide che i guardiani dovevano affrontare: inferno, purgatorio e paradiso.
I fari Inferno erano quelli più isolati e difficili da raggiungere, spesso costruiti su scogli sperduti o su isole battute dalle onde: erano un vero inferno per i guardiani, che vivevano in solitudine e in balia della furia del mare. Un esempio è il faro di Penfret, situato su un isolotto a 300 metri dalla costa. Le onde impetuose lo rendevano quasi inaccessibile e la vita dei guardiani era dura e pericolosa.
I fari Purgatorio si trovavano su promontori rocciosi o su isole più accessibili. La vita dei guardiani era meno dura rispetto a quelli dell’inferno, ma comunque non facile. Erano spesso esposti a forti venti e tempeste, e
la loro solitudine era mitigata solo occasionalmente dalla visita di navi o pescatori.
Un esempio è il faro di Eckmühl, che domina la baia di Douarnenez, la sua posizione strategica lo rendeva un punto di riferimento
fondamentale per le navi che navigavano in questa zona.
I fari Paradiso erano quelli costruiti sulla terraferma, in luoghi sicuri e facilmente accessibili. I guardiani godevano di una vita più tranquilla e confortevole, spesso con la famiglia al loro fianco. Erano dei veri e
propri paradisi in confronto alle dure condizioni dei fari inferno e purgatorio. Un esempio è il faro di l’Île Vierge, situato sulla punta più occidentale della Bretagna. Con la sua torre di granito alta 82 metri, è uno dei fari più alti d’Europa e un vero gioiello architettonico.
Le leggende sui fari della Bretagna sono numerose e affascinanti. Una delle più note è quella del faro di Tévennec: si narra che un guardiano, impazzito per la solitudine, uccise la sua famiglia e poi si suicidò. Il suo fantasma, si dice, vaghi ancora tra le mura del faro, emettendo lugubri lamenti. Un’altra leggenda è quella del faro di Kéréon. Si racconta che una sirena seduceva i marinai con il suo canto, causando naufragi. Un giovane guardiano, però, resistette al suo fascino e la sirena, sconfitta, si trasformò in un gabbiano.
I fari della Bretagna sono molto più che semplici segnali marittimi. Sono testimoni silenziosi di storie di coraggio, solitudine e speranza. Un viaggio alla scoperta di questi giganti di pietra è un’esperienza indimenticabile, un tuffo in un mondo di fascino, mistero e leggenda.
Oggi i fari sono tutti alimentati con energia elettrica e non hanno guardiani.
Mont Saint Michel
Mont Saint-Michel, affascinate e misterioso, ospita uno degli edifici più straordinari dell’architettura sacra. Classificato come Patrimonio Mondiale dell’Umanità, Saint-Michel Mont è carico di storia millenaria e di leggende.
Mont Saint-Michel è un isolotto roccioso con una circonferenza di circa 960 metri e un’altezza di 92 metri s.l.m., situato tra la Punta bretone di Grouin e la Punta normanna di Champeaux che prende il nome dal santo protettore San Michele Arcangelo, a cui è dedicata l’imponente Abbazia che si erge sulla sommità del monte.
A Mont Sant-Michel leggenda e storia si fondono e quasi diventa difficile distinguerle:La storia ci racconta che fu fondata nell’VIII secolo dal vescovo d’Avranches Aubert, al quale apparse in sogno ben tre volte l’arcangelo Michele, ordinandogli di costruire una chiesa in suo onore su quel piccolo isolotto roccioso. Il vescovo ignorò le prime due richieste del Santo, finché questi, infuriato, gli perforò il cranio con un tocco del suo dito e, solo allora egli si decise ad adempiere alle richieste dell’arcangelo (la reliquia del teschio del vescovo è conservata presso la Chiesa Saint-Gervais di Avranches). Il 16 ottobre del 709, il vescovo Aubert fece consacrare la prima chiesa che, da allora, non ha cessato di attirare curiosi e pellegrini da ogni parte del mondo.
Secondo un’altra leggenda, invece l’arcangelo Michele è apparso, nel 495, a un gruppo di pescatori, chiedendo loro di innalzare una chiesa in suo onore.
I duchi di Normandia e i re francesi supportarono lo sviluppo della grande abbazia benedettina, aggiungendo poi in periodo medievale diverse case e edifici, che contribuirono a farla diventare la fortezza architettonica che conosciamo oggi.
L’abbazia divenne così un rinomato centro di apprendimento, attirando alcune delle più grandi menti e abili amanuensi di tutta Europa, ma anche meta di pellegrinaggio per i cristiani.
Roccaforte inespugnabile durante al guerra dei Cent’anni, Mont-Saint-Michel i bastioni e le fortificazioni del borgo resistono a tutti gli assalti inglesi trasformando il monte in un luogo simbolico dell’identità nazionale francese. Dopo l’espulsione dei monaci durante la Rivoluzione, l’abbazia» è stat utilizzata come prigione fino al 1863.
Oltre che per la sua storia e le sue leggende, Mont Saint-Michel è famoso per lo spettacolo delle maree sigiziali offerte dalla natura che lo trasformano in un isolotto isolato dalla terraferma.
Victor Hugo la definì “una piramide sul mare” e la baia, infatti, è al centro di un fenomeno naturale meraviglioso: con la bassa marea l’acqua si ritira di 25 km ma, dodici ore dopo, il mare ritorna con grande rapidità sotto forma di un’onda alta mezzo metro che, secondo la descrizione di Hugo, “avanza rapida quanto un cavallo al galoppo“.
Durante le Grandi Maree, che si verificano in pochi giorni all’anno, è quindi possibile vedere il Mont Saint-Michel come nel passato, ovvero come una vera e propria isola in mezzo al mare e collegata alla terraferma solo da un ponte-passerella, parzialmente sommerso con l’alta marea al massimo. Ogni giorno è possibile assistere all’avanzare affascinante delle onde, la mattina alla bassa marea e la sera all’alta marea, in orari diversi che dipendono dal ciclo lunare.